Agli Europei di Calcio 2020 abbiamo assistito ad un malore che ha colpito un atleta professionista e che per fortuna si è risolto con un esito non infausto. Il Calciatore in questione è Christian Eriksen della nazionale danese che, durante il match con la Finlandia, si è accasciato al suolo necessitando di una rianimazione cardio-polmonare in campo. Solo la tempestività e la professionalità dei sanitari ha evitato una tragedia (nota anche come “Morte improvvisa da sport”) già altre volte accaduta non solo riguardo ad atleti professionisti ma anche a sportivi amatoriali.
Cosa ci dice la scienza a riguardo?
Negli ultimi decenni la ricerca ha cercato di dare una spiegazione a questo fenomeno che resta nonostante le moderne conoscenze e strumentazioni ancora poco prevedibile. Basti pensare che soprattutto gli Atleti di élite sono sottoposti a controlli molto rigorosi da parte di società di appartenenza e federazioni sportive. Proviamo a comprendere meglio l’eziologia di tale fenomeno attraverso una revisione clinica del 2017 pubblicata su Sports Health.
Incidence and Etiology of Sudden Cardiac Death: New Updates for Athletic Departments.
In questo studio è stata eseguita una ricerca bibliografica esaminando gli articoli di pertinenza che contenevano informazioni circa l’incidenza della morte cardiaca improvvisa (SCD) negli atleti o nei giovani fino a 35 anni di età.
Una morte cardiaca improvvisa è definita come una morte improvvisa ed inaspettata per cause cardiache o morte improvvisa in un cuore strutturalmente normale e quindi senza spiegazioni coerenti con la morte cardiaca. Per quanto concerne le cause di questi eventi, la Cardiomiopatia ipertrofica (HCM) è stata tipicamente segnalata come la principale causa negli Stati Uniti. I diversi studi hanno però fornito dati contrastanti evidenziando che vi era una maggiore incidenza di morte in soggetti con un cuore strutturalmente sano. Questa discrepanza di risultati potrebbe essere spiegata dai diversi criteri di valutazione e/o dalla mancanza di protocollo autoptici standardizzati e differente formazione dei medici legali. Infatti, uno studio che confrontava l’autopsia eseguita da medici legali e patologi cardiaci specializzati mostrava una disparità di analisi del 41%. Secondo il patologo specializzato la diagnosi più comune era di morte in un cuore strutturalmente normale nel 45% dei casi, seguita da Cardiomiopatia con il 29% ed Anomalia coronarica per il 10%.
L’importanza della ricerca epidemiologica nella morte improvvisa da sport
Riuscire ad avere dati certi circa l’incidenza della morte cardiaca improvvisa e delle sue cause risulta fondamentale per poter mettere in atto strategie preventive. Esse potrebbero ridurre il numero di decessi ogni anno tra una popolazione di giovani atleti e non. Purtroppo diversi fattori ancora non permettono di avere una stima precisa dell’incidenza di questo fenomeno. Tra essi potremmo elencare:
- Le diverse modalità di raccolta dei dati circa le SCD: infatti sono state utilizzate fonti diverse di raccolta dati come reporting dei media, dati assicurativi e registri obbligatori;
- La diversa modalità di inclusione dei dati: in alcuni casi sono stati utilizzati ai fini epidemiologici solo le morti, mentre in altri anche gli eventi in cui il soggetto colpito è sopravvissuto;
- I diversi campione di popolazione e fasce di età incluse negli studi;
Tutto ciò ha portato ad una probabile sottostima dell’incidenza delle morti improvvise per numero di popolazione ogni anno.
Come può aiutarci lo screening?
Inoltre, per il 60%-80% dei casi gli atleti sono totalmente asintomatici prima dell’evento. Ciò rende ancor più complesso poter intervenire tempestivamente in termini di prevenzione. Una attenta valutazione della storia clinica unita ai controlli obbligatori di routine per gli atleti sono indispensabili per individuare eventuali anomalie da parte dei medici. E’ importante sottolineare come sia necessario valutare gli esami diagnostici tenendo conto delle caratteristiche intrinseche degli atleti. Infatti, quando gli esami ECG di atleti venivano valutati con parametri standard, essi hanno generato una percentuale di falsi positivi per malattia cardiaca tra il 15% ed il 40%.
Tuttavia, gli standard di interpretazione ECG specifici per gli atleti che tengono conto dei cambiamenti fisiologici associati all’esercizio fisico hanno la capacità di ridurre la percentuali di falsi positivi.
Le Raccomandazioni Cliniche
- La Morte cardiaca improvvisa è la principale causa di morte in atleti in corso di esercizio. E’ solitamente il risultato di una intrinseca condizione cardiaca scatenata dalla fisiologica richiesta di un esercizio intenso;
- La reale incidenza di morti cardiache improvvise potrebbe essere almeno 3 o 4 volte più alta di quella attualmente stimata. In un range di un atleta su 50,000 ogni anno nel totale;
- Vi è un rischio significativamente più alto negli uomini;
- I dati acquisiti, suggeriscono una maggiore prevalenza di morti cardiache improvvise in soggetti con un cuore strutturalmente sano (autopsia negativa)
- Lo screening cardiologico e specializzato per popolazioni di atleti resta uno strumento indispensabile per individuare precocemente anomalie cardiache e ridurre il numero di SCD.
Conclusioni:
Purtroppo sembriamo ancora essere lontani dalla possibilità di diagnosticare e prevedere in tempo eventi così tragici. Considerando che tale fenomeno è presente ad ogni livello sportivo e non, bisogna prestare molta attenzione. E’ necessario promuovere un’adeguata campagna di sensibilizzazione ai controlli periodici e la formazione per le manovre di rianimazione cardio-polmonare ed uso del defibrillatore. Quest’ultimi se utilizzati con tempestività ed efficacia sono in grado di aumentare le probabilità di sopravvivenza come nel caso del giocatore danese agli ultimi Europei.
Per approfondire sulla morte improvvisa da sport:
Fonte: Incidence and Etiology of Sudden Cardiac Death: New Updates for Athletic Departments
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